I tumori palpebrali benigni e maligni

Sintomi, diagnosi, prevenzione e cura delle neoformazioni degli annessi oculari: ne parla il dott. Antonluca Boninfante, responsabile dell’ambulatorio di Oftalmoplastica della Fondazione Bietti
Durante una visita specialistica oculista, non solo l’occhio ma anche palpebre e annessi oculari vanno attentamente controllati. Perché?
Durante una visita oculistica può accadere che lo specialista si dedichi con maggior attenzione all’anatomia oculare e possa tralasciare lo stato di salute dei così detti “annessi oculari”.
Tuttavia, le palpebre (superiore ed inferiore), le ciglia, la congiuntiva tarsale, le ghiandole poste sul margine palpebrale, la qualità e la quantità delle lacrime come anche il corretto funzionamento delle vie lacrimali meritano le stesse attenzioni che si rivolgono al bulbo oculare perché possono essere la sede di sviluppo di neoformazioni, ovvero tumori benigni ma anche maligni.
Quali sono i cosiddetti “tumori benigni” palpebrali?
Esistono molte varianti di neoformazioni benigne come i cheratoacantomi, i nevi cutanei, gli idrocistomi, le verruche o i molluschi che possono avere una crescita variabile, meritevoli di attenzione da parte sia del paziente che dello specialista per essere gestiti o rimossi chirurgicamente o mediante l’utilizzo di altre varie e moderne metodiche non chirurgiche.
Molto frequenti nella pratica clinica sono anche i calazi o gli
orzaioli, che in realtà non sono neoformazioni, ma infezioni a carico delle ghiandole poste nel margine palpebrale.
Queste infezioni, in caso di infiammazione, cronica vanno trattate con terapia antibiotica con o meno associazione cortisonica tramite unguenti, colliri o per via sistemica per evitare la formazione di tumori.
Quali sono, invece, i tumori maligni?
Maggiore attenzione va rivolta alla presenza di neoformazioni maligne quali: il carcinoma basocellulare, detto basalioma – il più frequente fra i tumori palpebrali (85-90% dei casi) -, il carcinoma spinocellulare o squamocellulare, che originano dall’epidermide e possono interessare la cute palpebrale ma anche dell’intero viso e del capo.
Quali sono i fattori di rischio per queste neoformazioni?
Fra i fattori di rischio più frequenti vi è sicuramente una maggior esposizione ai raggi solari, in particolare nei soggetti con carnagione chiara. Particolare attenzione va posta anche alla familiarità dei soggetti allo sviluppo di queste neoformazioni: da parte dello specialista ci deve essere sempre una accurata anamnesi familiare.
Come si interviene chirurgicamente?
Fra le due neoformazioni menzionate sussiste una differenza fondamentale: il basalioma ha uno sviluppo localizzato alla sede di origine, mentre il carcinoma spinocellualre può avere una diffusione a distanza (metastasi).
Una volta rilevata sulla superficie o sul margine palpebrale una lesione cutanea infiammata, a margini irregolari, ulcerata o meno con sviluppo più o meno rapido, si deve procedere ad una tempestiva asportazione chirurgica mantenendo almeno 2 mm di margine di sicurezza su tessuto sano (macroscopicamente) ed eseguire sempre un esame istologico in estemporanea per avere la certezza di avere margini esenti da infiltrazione. In caso contrario si dovrà procedere ad un allargamento del tessuto da asportare.
E’ proprio per questo motivo che tutto, a partire dalla prenotazione di una visita oculistica specialistica da parte del paziente alla programmazione chirurgica da parte del chirurgo devono essere fatti con la maggior tempestività possibile.
Prima avviene la rimozione minori sono i rischi di dover asportare maggior tessuto, con la possibilità di avere cicatrici permanenti o di arrivare a dovere eseguire innesti di tessuti prelevati in altre sedi anatomiche oppure, cosa ancora più grave, ad una disseminazione della neoplasia in altre sedi.