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LA SALUTE COME DIRITTO FONDAMENTALE DELL’ INDIVIDUO E DELLA COLLETTIVITÀ

2024.03.01 40°Anniversario Fondazione Bietti_web-57

Prosegue la riflessione del prof. Sabino Cassese – giurista e già Giudice della Corte Costituzionale italiana – sul rapporto tra ricerca scientifica e sistema sanitario. Ecco un estratto del suo intervento per il convegno “Ricerca e Assistenza Sanitaria: Quale Futuro?”, tenutosi a Roma, lo scorso marzo, in occasione dei 40 anni della Fondazione Bietti


“Mario Nigro, uno dei maggiori studiosi di diritto, osservò come la Scienza sia “immersa nella società”: la Scienza, quindi, può essere funzionale ad un’altra attività di interesse pubblico.  

Ed è ciò che avviene oggi in campo sanitario: la ricerca scientifica sanitaria è in funzione del Servizio Sanitario Nazionale, cioè di quel complesso di istituti che fu creato nel nostro Paese nel 1978. 

Questa funzione della ricerca è fissata in quell’Articolo 32 della Costituzione che tutti abbiamo “imparato a memoria” durante la pandemia in cui si dice che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo; ma non solo, viene aggiunto “come interesse della collettività”.

Si tratta, infatti di uno dei pochi casi in cui la Costituzione garantisce un diritto dell’individuo e, nello stesso tempo, precisa che la tutela di questo diritto è anche una garanzia dell’interesse di tutta la collettività, quindi dona al diritto stesso un duplice valore: quello individuale e quello collettivo.  

E in questa disposizione si riflette uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, ovvero che la Repubblica assicuri l’eguaglianza sostanziale dei cittadini e quindi che ci sia un’azione positiva perché si raggiungano, da punti diversi, eguali punti. Questa idea è consacrata nel servizio sanitario nazionale in due principi: il principio di universalità e il principio di gratuità. 

A ciò si aggiunge, la relazione stretta tra ricerca scientifica e diritto alla salute, come dimostrato da tutte le norme che attraversano il nostro ordinamento: commissione nazionale per la ricerca sanitaria, piano nazionale di ricerca sanitaria e la disciplina degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico – disposta nel 2003- che stabilisce come gli IRCCS siano enti del servizio sanitario nazionale.  

Gli IRCCS, dunque, sono all’interno della rete che si chiama “Servizio Sanitario Nazionale”.  

 Rimangano, in ogni caso, delle questioni aperte, in particolare:

  • la spesa: i più recenti dati Istat dimostrano che vi è stata una flessione della spesa per la ricerca privata durante la pandemia di quasi il 5%, mentre la spesa per ricerca scientifica delle istituzioni pubbliche e delle istituzioni non profit è rimasta stabile.  
  • Il secondo punto è quello che possiamo chiamare “lo spazio europeo della ricerca”: l’ Europa, dal punto di vista sanitario, va vista nell’ottica di un vero e proprio cantiere, se vogliamo mettere a frutto gli insegnamenti della pandemia. Per la costruzione dell’”Unione europea della salute” è importante stabilire lo spazio europeo dei dati sanitari, i profili della sicurezza sanitaria mondiale, la legislazione farmaceutica e la preparazione amministrativa per fronteggiare le crisi in quest’ambito. Parliamo di open data, innovazione digitale, accesso e la condivisione dei dati, di piano nazionale per la scienza aperta.
  • C’è, infine, la questione della “contaminazione”, se vogliamo usare un principio del diritto di proprietà, parliamo di “tresspas”, ovvero in termini semplici un soggetto che “entra” nella proprietà di un altro. Se ci pensiamo i progressi fondamentali della medicina in questi ultimi decenni sono stati fatti grazie ad altre forme di studi, quelle che si chiamano “scienze della vita”. Ed è proprio grazie a queste contaminazioni che noi oggi possiamo godere dei frutti di quella che chiamiamo medicina e che va molto al di là della medicina. 

È necessario, dunque, essere in grado di “entrare in campi nuovi”, porsi nuovi problemi e trovare soluzioni nuove.

E questo è il compito della ricerca.

12 Luglio 2024
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