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Diabete e vista. Cause e cure per la Retinopatia Diabetica

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Intervista alla dott.ssa Mariacristina Parravano dell’IRCCS Fondazione G.B. Bietti di Roma: Uno degli obiettivi più ambiziosi del nostro gruppo di retina medica è quello di poter identificare biomarkers di diagnosi precoce, di progressione e di risposta al trattamento nei soggetti affetti da diabete”

Quali sono le cause?

L’iperglicemia alla base della patologia determina un danno a livello microvascolare retinico che porta ad un aumento della permeabilità vascolare, allo sviluppo di aree di non perfusione fino alla comparsa nelle forme più avanzate di neovascolarizzazioni retiniche (retinopatia diabetica proliferante).

L’alterazione della permeabilità vascolare può portare ad un accumulo di liquido a sede maculare (edema maculare), anche negli stadi precoci della malattia, e rappresenta la principale causa di riduzione visiva nei soggetti diabetici. Sebbene la retinopatia diabetica (RD) sia stata considerata da sempre una malattia microvascolare, numerose evidenze dimostrano un coinvolgimento precoce del comparto neuronale retinico che potrebbe peggiorare o partecipare allo sviluppo del danno microcircolatorio. Lo stretto monitoraggio delle condizioni oculari del paziente associato ad un attento controllo glico-metabolico, della pressione arteriosa sistemica e dell’assetto lipidico rappresentano elementi essenziali nella gestione del paziente diabetico

Come si diagnostica? 

Negli stadi precoci, la retinopatia diabetica è generalmente asintomatica. La mancanza di sintomi non è indice però di assenza di microangiopatia retinica diabetica, dal momento che la riduzione della vista, di cui si accorge il paziente, compare solo quando viene interessata la regione maculare (edema maculare).  Lo screening delle complicanze oculari del diabete consente di individuare i segni precoci di retinopatia diabetica e di effettuare un esatto inquadramento della retinopatia diabetica per impedire il verificarsi di danni oculari, che possono portare in casi estremi alla cecità.  La diagnosi di RD e delle sue complicanze si basa sulla valutazione del fondo oculare in midriasi, che deve essere effettuato periodicamente. Per la caratterizzazione e la quantificazione di un eventuale interessamento maculare risulta essere indispensabile la tomografia a coerenza ottica (OCT), esame non invasivo e di routinario uso clinico. La fluorangiografia (FAG), esame invasivo che consiste nello studio delle caratteristiche vascolari retiniche attraverso l’uso di un colorante per via endovenosa, rimane fondamentale per la valutazione della periferia retinica fornendo inoltre le indicazioni indispensabili all’eventuale trattamento laser. L’OCT Angiography (OCTA), recente tecnologia non invasiva consente, sfruttando la dinamica del movimento degli eritrociti, la visualizzazione 3D del sistema vascolare intra e sottoretinico. L’OCTA è stato utilizzato per osservare le alterazioni delle differenti strutture vascolari nei pazienti con RD a livello del polo posteriore, come la presenza di aree di non perfusione retinica, cambiamenti nella forma della Fovea Avascular Zone (FAZ), la valutazione dei microaneurismi (MA) e può essere un’alternativa per lo studio del polo posteriore, quando la FAG non può essere eseguita. È importante sottolineare che con l’OCTA non si possono ottenere alcune informazioni che vengono invece fornite dalla FAG come quelle legate alla dinamica del flusso e alla diffusione (leakage) del colorante. Con l’OCTA è possibile visualizzare separatamente i diversi plessi retinici e coroideali o visualizzare le alterazioni vascolari. 

Quali sono le cure previste dall’IRCCS Fondazione Bietti?

Il nostro centro di retina medica della Fondazione Bietti presso l’Ospedale Britannico è organizzato per fornire una diagnosi precoce utilizzando un imaging multimodale che consenta il più completo inquadramento diagnostico del paziente già alla prima osservazione, accompagnato da una pianificazione personalizzata del timing di monitoraggio e/o trattamento. In presenza di edema maculare diabetico si programmano cicli di trattamenti con farmaci intravitreali ed i relativi controlli, privilegiando l’utilizzo di regimi di trattamento fissi con intervalli individualizzati di ritrattamento (treat and extend). Oltre alle iniezioni intravitreali, ci si avvale dell’utilizzo di laser di differenti tipologie, quali il laser sottosoglia micropulsato, nella gestione dei casi specifici di edema maculare (es. terapia combinata…) o il trattamento argon laser tradizionale per la periferia retinica, in pazienti in cui è stato dimostrato un coinvolgimento retinico periferico attraverso le metodiche più avanzate, quali la fluorangiografia ad ampio campo. Essendo il diabete una malattia sistemica multi-organo, una volta preso in carico il paziente per la gestione delle complicanze oculari, cerchiamo di portare avanti un approccio multi-specialistico richiedendo una collaborazione multidisciplinare. 

Perché il rischio aumenta?

Lo stretto monitoraggio delle condizioni oculari del paziente associato ad un attento controllo glico-metabolico, della pressione arteriosa sistemica e dell’assetto lipidico rappresentano elementi essenziali nella gestione del paziente diabetico. Infatti, il rischio di sviluppo e progressione della RD è strettamente associato alla durata del diabete e alle condizioni glico-metaboliche del paziente.

Quali sono le prospettive future?

Uno degli obiettivi più ambiziosi del nostro gruppo di retina medica è quello di poter identificare biomarkers di diagnosi precoce, di progressione e di risposta al trattamento nei soggetti affetti da diabete. In particolare, la nostra attenzione è rivolta allo studio ultrastrutturale attraverso tecniche di imaging multimodale nei soggetti diabetici ed in particolare nei bambini e nei giovani adulti affetti da diabete di tipo 1. Il nostro gruppo di ricerca ha infatti dimostrato un precoce coinvolgimento del plesso vascolare profondo all’OCT angiography e del comparto neurovascolare, anche in soggetti in assenza di segni clinici di retinopatia.Queste informazioni, insieme all’individuazione di altri biomarkers, potrebbero accrescere la nostra capacità di diagnosticare precocemente la malattia e limitarne la progressione nel tempo. Inoltre, potrebbero rappresentare nuovi biomarkers di risposta alle nuove terapie future.

3 Marzo 2022
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