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Chirurgia Vitreoretinica: precisa, difficile da imparare e di fondamentale importanza per il paziente

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Una microchirurgia di precisione, effettuata nella gran parte dei casi al microscopio. Ne parla il dott. Guido Ripandelli della Fondazione Bietti

L’interno del bulbo oculare, alle spalle dell’iride e del cristallino, è occupato dal corpo vitreo: una massa trasparente composta da fibre collagene, acido ialuronico e dal 98 per cento da acqua. È un tessuto di consistenza gelatinosa aderente alla parete interna dell’occhio, che è composta da un tessuto chiamato retina.

“Per questo i movimenti del corpo vitreo e l’elasticità delle fibre collagene che lo compongono possono influire direttamente sull’anatomia della retina e, perciò sulla possibilità di vedere – spiega il dott. Guido Ripandelli, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Vitreoretinica.

La comparsa oppure, se già presenti, l’aumento improvviso dei corpi mobili – le famose “mosche volanti” – che si possono vedere occasionalmente guardando una superficie bianca o trasparente (ad esempio guardando il cielo) può essere indizio di un cambiamento nella composizione metabolica del corpo vitreo. I contraccolpi dei traumi fisici – una pallonata per esempio – o anche solo i movimenti fisiologici dell’occhio nei casi in cui la retina è più sottile e fragile – come ad esempio nei grandi miopi – possono provocare fori maculari, rotture retiniche o distacco di retina. I sintomi visivi che il paziente può avvertire in questi casi possono essere la visione di lampi di luce di brevissima durata e avvertiti lateralmente nel nostro campo visivo, la comparsa di una macchia scura al centro del nostro campo visivo o, nei casi di un distacco di retina, la perdita della vista in una porzione del nostro campo visivo”.

Se la miopia elevata può considerarsi un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie retiniche anche in età giovanile, altre patologie vitreoretiniche sono maggiormente legate all’età adulta ma non necessariamente a particolari tipologie di persone. Il pucker (dall’inglese: “raggrinzimento”) maculare, per esempio, non si presenta con maggiore frequenza in particolari categorie di rischio ma è collegato a cambiamenti “fisiologici” di consistenza del corpo vitreo che nella maggior parte dei casi avviene dopo i 40 anni. Il raggrinzimento o pucker maculare in genere si manifesta con sintomi visivi di visione distorta, ondulata degli oggetti, soprattutto di righe o parole durante la lettura.

 Anche il distacco di retina, sebbene più frequente nei grandi miopi può insorgere dopo un intervento di cataratta. In quest’ultimo caso la differenza di spessore tra il cristallino umano che viene rimosso e la lentina intraoculare che lo sostituisce fa sì che il vitreo guadagni più spazio per i suoi movimenti all’interno del nostro occhio con eventuali e conseguenti sollecitazioni o trazioni sulla parete interna dell’occhio la quale, come detto, è “rivestita” dalla retina.  Ciò può avvenire anche senza un preavviso “visivo”, tipo la visione di “lampi luminosi” laterali.

La prevenzione principale – spiega Ripandelli – consiste, perciò, nel bere molta acqua, che mantiene fluido il corpo vitreo e più elastiche le fibre collagene che lo compongono, e nel farsi visitare periodicamente dall’oculista anche in assenza di sintomi. Qualora si verifichino i sintomi sopra descritti, ovviamente, la visita è davvero urgente. Il lasso di tempo per intervenire chirurgicamente con efficacia nel foro maculare o nel distacco di retina è limitato. Viceversa, la chirurgia vitreo retinica è in grado, se l’intervento è tempestivo, di arrestare il progresso della patologia e preservare le capacità visive a rischio”.

Le visite periodiche permettono anche di pianificare o rendere non necessario l’intervento chirurgico. L’ambulatorio vitreoretinico della Fondazione inizia a seguire i pazienti molto prima della sala operatoria, optando per l’intervento solo nel momento in cui l’avanzamento della condizione patologica lo giustifica.

Il ricorso alla visita periodica è giustificato dall’esperienza di molti pazienti che scoprono il problema straordinariamente tardi. È molto più frequente di quanto si creda l’evento di persone che scoprono di avere un foro maculare avanzato – una macchia scura al centro della vista – solo chiudendo l’altro durante la visita. La capacità plastica del cervello di compensare i difetti è tale che la mancanza di vista da un occhio viene sopperita dall’altro”.

Dal punto della vista della ricerca l’Unità Operativa di Chirurgia Vitreoretinica ha in corso studi sulla patogenesi, l’evoluzione e il trattamento delle malattie che colpiscono la retina e in particolare la regione maculare. La dotazione strumentale dell’unità comprende strumentazione avanzata, tra cui prototipi di OCT angiografici di ultima generazione, utilizzati per lo studio dei fenomeni preclinici che possono essere all’origine delle patologie dell’interfaccia vitreoretinica a livello maculare.

“Da punto di vista chirurgico – continua il dottore – si tratta di una microchirurgia di precisione, effettuata nella gran parte dei casi al microscopio. Non è la più frequente delle specializzazioni chirurgiche oculistiche, perché la curva di apprendimento è lunga, così come lunghi e fisicamente faticosi possono essere in molti casi gli interventi sulla retina.

Data l’unicità di ogni singola cellula retinica e la delicatezza del tessuto nervoso del quale fa parte, il recupero visivo postoperatorio molte volte è minimo e a prezzo di grandi sforzi e frequenti e frustranti recidive. Queste caratteristiche ne fanno una specialità comparativamente difficile. L’aspetto positivo, dal punto di vista medico, è il fatto che sia, anche, una specialità nella quale la mano e il giudizio del chirurgo rimangono fondamentali. La tecnologia della quale disponiamo in sala operatoria è molta, ma fondamentalmente ancillare: ci permette di vedere meglio, ma non può scegliere per noi. E le scelte in questo campo sono particolarmente importanti perché la retina, nonostante la promessa di terapie con cellule staminali, è, al momento, insostituibile. Tutto ciò – conclude Ripandelli – fa della chirurgia e della ricerca vitreoretinica una specialità arida di frequenti e facili soddisfazioni ma capace di regalarne di rare e grandi perché ci permette di fare la differenza per la vista delle persone, anche quando il tessuto sul quale lavoriamo è sottile, fragile e insostituibile come è la retina”.

3 Marzo 2022
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