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Quando la cornea si infetta

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Le cheratiti infettive: origine, diagnosi e cura di un’urgenza oculistica

“Lavare le lenti a contatto con l’acqua del rubinetto è una delle cause più frequenti delle cheratiti infettive, infatti  alcuni tra i patogeni responsabili hanno la doppia caratteristica di trovarsi già nell’acqua e di aderire facilmente alla superficie delle lenti”.

Con questa fondamentale premessa dedicata alla prevenzione parte l’approfondimento di Oftalnews sulle cheratiti infettive. A parlare è il dott. Domenico Schiano Lomoriello, Responsabile dell’Unità Operativa Segmento Anteriore della Fondazione Bietti, l’unico  IRCCS oculistico in Italia.

Cosa sono le cheratiti infettive?

Sono infezioni della cornea che determinano la formazione di un’ulcera o di un ascesso corneale  -e che rischiano di approfondirsi a tutto il tessuto corneale. Possono essere spontanee o avvenire in seguito a trauma. Frequentemente, come già detto, compaiono a seguito di una non corretta manutenzione delle lenti a contatto o del loro utilizzo in ambienti che ne facilitano la contaminazione come mare, piscine e saune.

Cosa provoca le cheratiti?

Hanno origine batterica, virale, protozoaria o fungina, con caratteristiche diverse a seconda del fattore patogeno. In particolare, bisogna fare attenzione alla Acanthamoeba, un protozoo che ha uno spiccato trofismo sia per l’acqua che per le lenti a contatto e la cui infezione è particolarmente temibile. Altri patogeni sono batteri (sia gram positivi che negativi), funghi e virus come ad esempio l’herpes che si annida nei gangli spinali del nostro corpo e si manifesta in caso di abbassamento delle difese immunitarie.

Quali sono i sintomi?

Annebbiamento visivo, fotofobia (ovvero fastidio della luce), lacrimazione e dolore, che a seconda dell’agente patogeno può essere più o meno intenso. In presenza di questi sintomi bisogna raggiungere subito oculista o un pronto soccorso oculistico. Si tratta, infatti, di un’urgenza che va trattata tempestivamente.

Quali devono essere le azioni dell’oculista?

È importante che rispetti un rigido algoritmo diagnostico-terapeutico.

Primo passo è l’anamnesi: capire cosa ha fatto il paziente, se è portatore di lenti a contatto, se ha subito traumi all’occhio (es. con un pezzo di legno o, comunque, un corpo estraneo di origine vegetale) e dove ciò sia accaduto. Questi passaggi possono aiutarci molto ed indirizzarci verso il patogeno responsabile della cheratite.

Gli altri parametri da valutare sono:

  • la localizzazione della cheratite: centrale o periferica
  • la ridotta sensibilità corneale
  • la dimensione del difetto epiteliale
  • la dimensione dell’infiltrato corneale
  • e l’eventuale infiltrazione della sclera e camera anteriore

Tutti questi elementi assieme permettono di inquadrare la cheratite in due grandi categorie: a basso e ad alto rischio.

Come cambia l’approccio terapeutico?

Nel caso di cheratiti a basso rischio si opta per una terapia antibiotica topica (cioè locale) e ad ampio spettro in gocce. In caso di miglioramento la terapia va continuata. Altrimenti, se c’è un peggioramento nell’arco delle 48 ore, la cheratite va considerata ad alto rischio e trattata come tale.

Nel caso di cheratiti ad alto rischio l’inizio della terapia va preceduto da un prelievo di tessuto in vivo attraverso l’asportazione di una piccola porzione di cornea infettata (scraping corneale). Questa forma di prelievo ha lo scopo di individuare, o tramite coltura o tramite Polymerase Chain Reaction – la stessa tecnica di laboratorio impiegata per i tamponi del Covid-19 –  il tipo di patogeno coinvolto. La terapia antibiotica viene avviata a prescindere ed eventualmente affinata sulla scorta dei risultati di laboratorio. Solo nel caso non ci riesca ad ottenere un miglioramento con diverse combinazioni farmacologiche è aperta l’opzione chirurgica.

Quali possono essere gli esiti di una cheratite?

Gli esiti possono cambiare a seconda della localizzazione dell’infezione ed alla tempestività dell’intervento terapeutico. Nella maggior parte dei casi si ha una completa restitutio ad integrum con recupero visivo totale. Tuttavia, infezioni localizzate nella parte più centrale della cornea o che raggiungono la stessa a causa di un trattamento ritardato possono determinare cicatrici  invalidanti per la vista. In questi casi l’unica soluzione sarà chirurgica, ovvero la sostituzione degli strati di cornea interessati dalla cicatrice mediante un trapianto lamellare.

3 Marzo 2022
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